Un Rossini giocoso che incontra il favore del pubblico
Domenica 13 gennaio al Teatro Comunale di Adria per la 163° Stagione Lirica, è andata in scena "L'Italiana in Algeri", dramma giocoso di Gioacchino Rossini diretto impeccabilmente dal maestro Alessandro Sangiorgi per la frizzante e briosa regia di Ludek Golat.
Ottima la prova dell'Orchestra "Città di Adria" che nella famosa introduzione al primo atto ha immediatamente catapultato il numeroso pubblico, all'interno delle magnifiche atmosfere rossiniane, incarnate nel nostro vissuto musicale.
Un opera buffa di notevole livello che nel 1813, anno dell'uscita, consacrò definitivamente la fama di Rossini. La trama richiama un fatto realmente accaduto ad una donna milanese.
Il Bey di Algeri, stanco della propria moglie Elvira, convince il suo schiavo italiano Lindoro a sposarla offrendogli l'opportunità così di ritornare in Italia e portarla con se, ma vuole un'italiana. Il corsaro Haly si mette a caccia di una donna per il sovrano e trova Isabella che era stata rapita dai pirati durante le ricerche del suo fidanzato Lindoro. La donna è in compagnia di Taddeo, irriducibile spasimante, che per non destare sospetti si fa passare per zio. Con fascino ed astuzia Isabella soggioga il Bey, ottiene che Lindoro divenga suo schiavo e di nascosto prepara la fuga. Taddeo e Lindoro progettano un inganno per il Bey Mustafà. Gli riferiscono che Isabella ha deciso di nominarlo suo Pappataci, titolo per gli amanti instancabili. Viene organizzata una cerimonia, a cui vengono invitati anche gli schiavi italiani, in cui Mustafà legge i compiti a cui deve attenersi. Il rito a cui deve sottoporsi è mangiare, bere e tacere. Si avvicina un vascello in cui si imbarcano gli amanti e gli schiavi italiani, Taddeo cerca di avvertire il Bey dell'inganno ma è totalmente immedesimato nel ruolo di pappataci e si rifiuta di prestare attenzione; non gli resta che imbarcarsi a sua volta. Mustafà esausto delle prove dell'italiana, ritorna dalla moglie.
La morale è che se una donna lo desidera è capace di ingannare chiunque. Doppia è l'umiliazione del Bey, abbandonato dalla sua donna dei desideri, rimanere con una moglie ormai non più sottomessa.
Il ritmo veloce e i duetti spiritosi fanno riecheggiare nella mente "Il Barbiere di Siviglia", caratteristico il clavicembalo negli inizi scena, curiosa la terza in cui Lindoro (Vito Martino) e Mustafà (Andrea Mastroni) si aggirano tra le poltrone della platea con maestria suscitando ilarità e apprezzamento.
Nel secondo atto molto divertente ed efficace l'interpretazione vocale e scenica di Taddeo (Mirco Quadrello) terrorizzato di essere impalato.
L'aria principale "Pensa alla moglie", originariamente titolata "Pensa alla patria" per problemi di censura, è un passaggio impegnativo che Isabella (Lucia Del Pin) interpreta con disinvoltura, caratteristica che contraddistingue acnhe le altre interpreti femminili Elvira (Giovanna Manzato) e Zulma (la brasiliana Diana Daniel).
Emozionante il finale della scena sesta con un tutti velocissimo e un orchestra indiavolata, precisa, impeccabile. A tratti sensuale l'interpretazione di Haly (Omar Camata) nell'aria "Le femmine d'Italia" in cui bacia Zulma e applausi anche alla fine della scena decima per la bella prova vocale e recitativa di Lindoro, Taddeo e Mustafà. Suggestiva l'entrata dell'ottimo coro che smessi gli abiti da schiavi si presenta in frack, al centro Isabella in vestito da sera, sognante il pizzicato dei violini che accompagna. Brioso il finale di un'opera molto difficile ed impegnativa che ha riscontrato il favore del pubblico. (Piera Marsilio)
Foto Carlo Chiarion